Paolo Rumiz: LA COTOGNA DI ISTANBUL

E' il 1997. Max Altenberg, ingegnere viennese di 55 anni, in missione umanitaria a Sarajevo un anno dopo la fine della guerra, incontra Maša Dizdarević, una vedova di dieci anni più giovane e se ne innamora a prima vista, senza svelare i suoi sentimenti. E' figlio di un ufficiale della Wehrmacht che ha combattuto in Bosnia dopo la campagna di Russia. Lei è musulmana, figlia di due partigiani che sulle stesse montagne hanno conquistato medaglie al valore, e ha alle spalle la storia drammatica che segue in flash back… Al mattino una cameriera trova Max Altenberg morto nel suo letto. E' rannicchiato come un bambino e ha l'aspetto felice. Sul cuscino vengono trovati dei capelli di donna e il medico certifica un collasso cardiocircolatorio. Pochi giorni dopo il signor Bilgim Senturk, pescatore di sardine immigrato a Istanbul da Trebisonda, raccoglie all'uscita del Bosforo verso il Mar Nero, presso il Rumeli Feneri, un cartoncino con su scritta una poesia in lingua bosniaca dal titolo Žute dunje. Di lì a sette giorni Max viene cremato a Vienna e le sue ceneri sono sparse nel Danubio, ma nove mesi dopo, alle cinque del mattino, all’ospedale di Bursa in Turchia, viene registrata la nascita di Dunya Süreyya, figlia della quarantenne Elif. Originariamente il nome della bimba è stato scritto con la j, alla maniera slava, ma poi la lettera è stata energicamente cancellata da una mano ignota. Dunya in arabo significa "il Mondo…