Neobičan talijanski trolist

La voce del popolo

Comunità degli Italiani polese, Sala polivalente. “L’inconsueto trifoglio italiano” ha portato all’appuntamento letterario due... foglie: Enrico Palandri e Luca Doninelli (assente Giorgio Pressburger). “L’Italia letteraria offre moltissimo – ha detto Ljiljana Avirović nell’introdurre gli ospiti –. Per la scelta mi sono affidata a Magris, che mi ha suggerito i nomi e vado tranquilla. Ho letto nei loro libri un’eleganza particolare nella scrittura, qualcosa che è un po’ chic, diverso, e mi va bene proporlo il Croazia.” Di Luca Doninelli la Avirović ha proposto “Tornavamo dal mare”. Cosa dice di lui la critica letteraria? “Ha parole lusinghiere, è uno dei più apprezzati scrittori italiani, capace di raschiare nelle abitudini di una calma esistenza, percorre le strade della metropoli e si insinua nei segreti di appartamenti troppo composti. La sua scrittura è lucida e intensa, senza concessioni al lirismo. Non ci sono negli ultimi tempi esempi di narrativa così viva. La sua musa più vera è la sgradevolezza”. E cosa dice di sé l’autore? “Non ho tante cose da dire, parlare di sé è imbarazzante. Il libro parla degli anni del terrorismo in Italia, che ho vissuto da vicino; ho conosciuto molti protagonisti di quella stagione. Letterariamente sono un po’ figlio di Giovanni Testori, e di lui ho preso alcuni tic: innanzitutto lo snobismo, per cui non seguo molto i miei libri, non ho l’ansia di fare presentazioni, non aiuto gli editori nel loro lavoro e me ne dispiace un po’. Ho scritto testi narrativi, i più lunghi si chiamano romanzi, ma non li ritengo tali. Un romanzo sta arrivando adesso, e credo che ne farò uno solo”. Enrico Palandri è stato introdotto da “Flow”, opera di ricerca, liberatoria. Di nuovo la critica: “Il libro è un flusso, un movimento necessario, sociale e personale, condiviso e intimo. Attraverso la letteratura Palandri cerca di liberare energie inventando storie e stili. Deve liberarsi delle maniere e trovare la propria voce e questo è un liberarsi delle maniere e trovare la voce, cosa necessaria, intima e storica, una domanda su cosa sia dire, scrivere, pensare”. 

Ma chi è Palandri spiegato da... Palandri? “Siamo partiti dall’ultimo libro, un po’ particolare. Ho cominciano nel ’79 con ‘Boccalone’, lavoro fortunato, popolare scritto rapidamente senza grandi progetti. È la cronaca di una storia d’amore: la morosa mi aveva mollato e io l’ho raccontato. Ho scritto 12 libri, sei romanzi che mi piacerebbe pubblicare in un ciclo, ‘Condizioni atmosferiche’. Ho impiegato 6 anni a scrivere ‘I fratelli minori’, per dire della crisi dei nazionalismi, dell’identità: precipito le situazini nei pernonaggi per vedere come le trasformazioni si concretizzano in una famiglia”. “‘Flow’ nasce da una psicoterapia che ho fatto e ho cercato di mescolare alcune categorie freudiane con la critica letteraria. 

È stato terapeutico? Non so. Non so se sto meglio. Posso dire che è uscito facilmente, in modo limpido. L’ho regalato al mio psicoterapista perché era una metafora: 5 anni fa ero depresso per ragioni diverse e antiche. Il terapista mi ha detto ‘qui non c’è acqua, bisogna andare fino in fondo’. Poi ho scoperto che usava la stessa metafora con tutti. La terapia è durata poco. Mesi dopo ero fuori con il cane (abito a Venezia, S. Elena) ho guardato la laguna, c’era la luna: ‘a guarda, ho pensato, c’era tutta questa roba e io ho perso tempo su di me”. 

Silvio Forza, direttore dell’EDIT, ha letto il lato sociale e sociologico dell’opera letteraria dei due autori. Valida, nuova, diversa. Elegante. “Questi autori sono coetanei, e quindi c’è un denominatore generazionale. Entrambi, in alcuni loro libri, centrano in pieno la rande parentesi sociale e civile italiana degli anni della strage di Piazza Fontana, dell’Italicus, dell’omicidio di Pasolini, la strage di Bologna... Sono gli anni di determinate conquiste a livello di libertà e pensiero”. In chiusura i saluti del presidente della CI, Fabrizio Radin, e di Ljiljana Avirović, che ha ringraziato della collaborazione e dell’ospitalità. Suggerimenti per traduttori: in mattinata, per l’“Altra costa”, Oliviero Ponte di Pino e Giuliano Geri, moderati dalla Avirović hanno parlato di “Proposta di traduzione.” Ponte di Pino è stato direttore editoriale della Garzanti; Geri ha lavorato alla Zandonai, editrice importante per la nostra area, in quanto ha pubblicato in Italia scrittori “di qua”. 

“Il rapporto traduttore-redattore editoriale è sempre polemico – ha detto la Avirović. È difficile trovare un traduttore che non abbia litigato con l’editore. Il traduttore vive almeno un anno con un testo e crede di sapere tutto di questo, poi arriva l’editore e comunque sia è sempre lui ad avere l’ultima parola.” Ponte di Pino nella sua carriera è passato da una piccola editrice (Franco Quadra) alla Rizzoli e poi è stato più di 20 anni alla Garzanti. Ha svelato come sono strutturate le grandi Case, ritratto le figure professionali che decidono il libro e l’autore da pubblicare, facendo i conti, oltre che con le esigenza artistiche, pure con quelle economiche. In Italia, ha fatto notare, si traduce molto. Periodicamente si tastano le novità di USA, Germania, Francia e via discorrendo e poi è un gioco sul tempo: anche mezz’ora di anticipo può influire sulle fortune di un libro. Poi è questione di marketing: “Qualsiasi imbecille è in grado di scrivere un libro, ma per venderlo ci vuole un genio”, ha concluso citando Ballard. 
Geri ha risposto scomodando Pat Walsh e le sue “78 ragioni per cui il vostro libro non sarà mai pubblicato. E 14 ragioni per cui potrebbe esserlo”. In effetti, ha riconosciuto Geri, le ragioni per pubblicare un libro sono solo la metà. Ha parlato ancora di Catalogo, “una sorta di salotto dove gli autori dialogano”. Ma su questo, nella scelta degli autori da copertina, pesano gli interessi culturali e commerciali di un’Editrice. La Zandonai ha pubblicato molto e molti scrittori di quest’area, dell’Europa centro orientale e della galassia post jugoslava. Ai classici quali Krleža e Andrić, sono stati affiancati scrittori nuovi e talentuosi. Citiamo Jergović, Robert Perišić, Mirko Kovač, David Albahari, Dragan Velikić e l’elenco si fa lungo. Due Editrici di diversa grandezza, diversa disponibilità, interesse, linea editoriale, per un prodotto: il libro.